Allora, insomma nel 2025 si parla degli aumenti dei salari minimi, cioè l’INPS ha pubblicato la circolare, la n.26, che aggiorna i valori minimi e massimi della retribuzione, quelli che servono per fare i conteggi per i contributi, sia per chi lavora nel pubblico che nel privato, cioè praticamente per tutti, anche per gli sportivi professionisti e i dirigenti sanitari, tipo quelli che lavorano negli ospedali.
La circolare dice anche come calcolare il tutto per i part-time e per quelli che lavorano a domicilio. Insomma, tutto quello che serve per capire quanti soldi vanno versati per la previdenza. Ora, per l’anno 2025 i valori sono stati rivalutati, cioè aggiornati in base ai dati ISTAT, che dicono che i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,8%.
Quindi il limite minimo della retribuzione giornaliera per calcolare i contributi è di 57,32 euro, che è il 9,5% del trattamento minimo di pensione che sta a 603,40 euro al mese. Cioè alla fine tutto gira intorno a questi numeri e chi guadagna meno di questa cifra base non può esistere, diciamo, legalmente parlando.
I nuovi limiti per alcuni lavoratori
E poi ci sono le retribuzioni convenzionali, che sono quelle stabilite un po’ a tavolino per certe categorie di lavoratori. Per il 2025 il limite minimo giornaliero sta a 31,85 euro. E questo vale anche per quelli che lavorano sulle navi da pesca, però c’è una legge vecchia, tipo il D.L. n. 402/1981, che dice che se ci sono minimi più alti da altre fonti, tipo accordi o contratti, allora si usa quello più alto.
Quindi bisogna sempre controllare caso per caso. Ah, e i soci delle cooperative di piccola pesca, che hanno un sistema un po’ diverso, loro non vanno a giornata ma a mese fisso, diciamo. E per il 2025 il loro imponibile contributivo è basato su un salario convenzionale mensile di 796,00 euro, che si ottiene facendo 31,85 euro per 25 giorni.
Un po’ come se avessero un contratto tutto predefinito senza variazioni giorno per giorno. Per i lavoratori a domicilio, cioè quelli che lavorano da casa, anche per loro il limite minimo di retribuzione giornaliera è 31,85 euro, ma poi c’è questa specie di aggiustamento che lo porta a 57,32 euro in certe condizioni.
Cosa cambia nel salari minimi
Però, bisogna vedere bene il contratto, perché se c’è un minimo contrattuale più alto, allora si usa quello. Insomma, il solito discorso. E occhio alla prima fascia di retribuzione pensionabile, che per il 2025 è fissata a 55.448,00 euro all’anno. Se uno guadagna di più, sulla parte che supera questo importo si applica un’aliquota aggiuntiva dell’1%.
Cioè, se lo dividi su 12 mesi, praticamente chi prende più di 4.621 euro al mese deve pagare questa percentuale extra sui contributi. Sì, sempre soldi da tirar fuori, ovvio. Ah, e una cosa importante, che spesso non si capisce bene: la base per il calcolo dei contributi non può essere inferiore a quella prevista dai contratti collettivi, quelli firmati dai sindacati più rappresentativi a livello nazionale.
Se invece c’è un accordo aziendale o individuale che prevede di più, allora si prende quello più alto. Cioè, non puoi pagare meno del minimo, ma puoi pagare di più se hai un accordo che lo dice. La circolare dell’INPS dice pure che tutti questi valori valgono per i lavoratori dipendenti sia nel settore privato che pubblico, quindi riguarda praticamente tutti quelli che hanno uno stipendio fisso.
Altri dettagli da sapere
E ovviamente i datori di lavoro devono rispettare queste cifre per non trovarsi nei guai con i contributi e le verifiche fiscali. Poi bisogna dire che l’INPS aggiorna questi valori ogni anno in base all’andamento dei prezzi e dei salari. Quindi nel 2026 potrebbero cambiare di nuovo. Ma per il momento, queste sono le cifre con cui bisogna fare i conti per il 2025.
Quindi occhio, perché se sei un datore di lavoro o un lavoratore, queste cifre ti toccano comunque. Una cosa che magari non tutti sanno è che i lavoratori a domicilio, pur lavorando da casa, devono comunque rispettare certi minimi salariali. Cioè, non è che solo perché lavori da casa puoi essere pagato meno.
La legge dice chiaramente che ci sono dei limiti sotto i quali non si può andare, altrimenti non si rispettano le norme sulla previdenza. Un altro punto è che, anche se certe cifre sembrano piccole, tipo 31,85 euro al giorno, quando le metti su base mensile fanno una bella somma. E questo è quello che viene usato per calcolare la pensione e gli altri diritti previdenziali, quindi ogni euro conta.
Cosa aspettarsi dai salari
Poi, la questione degli sportivi professionisti: anche loro sono inclusi in queste tabelle di riferimento. Quindi pure loro devono avere certe retribuzioni minime per calcolare i contributi. E non è che si possa fare diversamente, perché queste sono le regole stabilite e se non si rispettano, possono arrivare multe e sanzioni. Un altro aspetto interessante è che questi valori valgono anche per chi lavora nel settore sanitario e ospedaliero.
Quindi riguarda anche chi ha stipendi più alti e ruoli di responsabilità. Per concludere, tutto questo discorso significa che nel 2025, chiunque lavori con un contratto regolare ha dei minimi salariali garantiti, e i datori di lavoro devono rispettare queste cifre quando versano i contributi. E se ci saranno cambiamenti, l’INPS farà un’altra circolare per aggiornarli di nuovo, come succede ogni anno.